Un muro di colori
I muri non sono mai belli, ce lo insegna la storia.
Un muro serve a isolare, a separare, a dare il senso di proprietà, a dividere, a delimitare gli spazi.
Un muro serve a chiudere e rinchiudere, per questo non è mai segno di libertà.
Un muro grigio e anonimo dove apparivano qua e la scritte razziste contro i calciatori neri delle varie squadre, così appariva il muro del viale Caprilli che costeggia l'ippodromo e porta allo stadio di San Siro.
Scoprire che quel muro da un giorno all'altro è stato ricoperto da quel susseguirsi di graffiti che formano una cascata di colori, è stata veramente una piacevole sorpresa.
Fotografare quei graffiti, scoprirne i particolari, i dettagli, le forme, le sfumature, di volta in volta, scatto dopo scatto,è stato un po' come farsi rapire l'obiettivo e il cuore.
Nonostante qualche graffito abbia iniziato ormai a scolorirsi, e altri a essere rovinati dalle solite scritte, ogni tanto torno ancora a quel muro. E seppur convinto ormai, di aver fotografato il possibile, mi ritrovo ogni volta piacevolmente immerso dentro a questi colori a scoprire e scattare qualcosa di nuovo.